L'amministrazione Trump ha dato il via libera per procedere con le trivellazioni di petrolio e gas in una parte dell'Arctic National Wildlife Refuge dell'Alaska, non coinvolta, fino adesso, dall'esplorazione petrolifera.
Se nel mondo si cercano soluzioni per dar vita ad un concreto processo di transizione energetica, negli Stati Uniti d'America si continua a pensare e vivere nel passato.
L'amministrazione Trump, già protagonista insieme all'EPA (Environmental Protection Agency) dell'abolizione delle sanzioni per le aziende protagoniste di inquinamento dell'aria e dell'acqua, ha dato il via libera alle trivellazioni per petrolio e gas all’interno dell’area protetta Arctic National Wildlife Refuge dell’Alaska.
Il motivo della decisione? Aumento dei posti di lavoro per rilanciare l'economia statunitense, senza considerare i disastrosi effetti negativi sul delicato ecosistema dell'area e sulle popolazioni locali.
L'area dell'Arctic National Wildlife Refuge, ubicata nella zona nord-orientale dello Stato dell'Alaska, ha una dimensione attuale di circa 78mila chilometri quadrati ed è considerata la riserva naturale degli Stati Uniti d'America più grande ed incontaminata.
Infatti, l'area ospita numerose specie di animali (orsi polari, renne, volpi e caribù) e popolazioni native che rischiano di essere compromesse dalle trivellazioni..
La decisione del governo statunitense di puntare sui combustibili fossili, evidenzia la volontà di una delle maggiori potenze del mondo di proseguire con investimenti non più compatibili con i futuri modelli di sviluppo.
Infatti, gli investimenti in favore dei combustibili fossili, sono considerati non più convenienti dal punto di vista economico, come dimostrato dagli studi internazionali dell'IRENA (Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili) all'interno del primo "Global Renewables Outlook" e dal rapporto "Will COVID-19 fiscal recovery packages accelerate or retard progress on climate change?", pubblicato sull'Oxford Review of Economic Policy.
Da tali studi, emerge che gli investimenti dedicati ad uno sviluppo più sostenibile, ed attento alle questioni ambientali, climatiche ed economiche, garantiscono un aumento dell'occupazione e maggiori rendimenti nel breve e nel lungo periodo.
Dunque l'amministrazione Trump, favorendo le trivellazioni in zone incontaminate, non solo dà vita ad operazioni capaci di minacciare interi ecosistemi a rischio, ma prosegue anche con una politica economica ed energetica non più profittevole ed estremamente dannosa per l'ambiente.
Ciò suscita non poche riflessioni sull'effettiva capacità del Paese di adattarsi all'inevitabile processo di decarbonizzazione che, nei prossimi anni, dovrà fisiologicamente coinvolgere tutti i paesi del mondo.
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