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Sviluppo sostenibile: percorsi divergenti tra Cina ed Europa

  • Immagine del redattore: Claudio Ventura
    Claudio Ventura
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min

Negli ultimi anni, la sostenibilità è diventata uno dei campi di competizione strategica più rilevanti. Europa e Cina stanno oggi procedendo su traiettorie divergenti: mentre Bruxelles rallenta e ricalibra i propri obblighi ESG (Ambientali, Sociali e di Governance), Pechino accelera verso un sistema di rendicontazione unificato e allineato alle proprie ambizioni industriali.


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Pacchetto Omnibus: l'Europa rivede il percorso verso la sostenibilità?


L’Unione Europea è stata una pioniera nella definizione di standard, strategie e azioni in materia di sostenibilità. Negli ultimi tempi, tuttavia, alcune decisioni del Parlamento Europeo stanno mettendo a rischio i risultati e i progressi conseguiti negli anni precedenti.


Di recente, il Parlamento europeo ha approvato con 382 voti favorevoli, 249 contrari e 13 astensioni il Pacchetto Omnibus I.


Il provvedimento riduce gli obblighi di rendicontazione di sostenibilità (CSRD – Corporate Sustainability Reporting Directive) e di due diligence (CSDDD – Corporate Sustainability Due Diligence Directive).

In altre parole, il Pacchetto Omnibus esclude la maggior parte delle imprese dagli obblighi di rendicontazione di sostenibilità e di due diligence lungo le loro catene del valore per prevenire e mitigare impatti negativi sui diritti umani e sull'ambiente.

Nel dettaglio, solo le grandi aziende con oltre 1.750 dipendenti e un fatturato superiore a 450 milioni di euro saranno tenute a pubblicare un bilancio di sostenibilità.

Per quanto riguarda la due diligence, l’obbligo si restringe ulteriormente: la CSDDD si applicherà esclusivamente alle imprese con più di 5.000 dipendenti e 1,5 miliardi di euro di fatturato. Tali aziende non saranno più tenute a predisporre un piano di transizione climatica in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.


Con il Pacchetto Omnibus, circa il 90% delle aziende sarà esonerato dall’obbligo di rendicontazione di sostenibilità. Si tratta dunque di un deciso passo indietro da parte dell’Unione Europea in materia di trasparenza ambientale e sociale.


I Progressi della Cina verso la Sostenibilità: una direzione inversa a quella Europea


Mentre l’Europa avviava un rallentamento nel proprio percorso verso la sostenibilità, la Cina ha pubblicato i Corporate Sustainability Disclosure Standards (CSDS), fortemente ispirati alla CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) e agli standard internazionali dell’ISSB (International Sustainability Standards Board). A differenza degli standard ISSB, che adottano principalmente una prospettiva di materialità finanziaria, gli CSDS seguono il principio della doppia materialità: richiedono quindi alle aziende non solo di valutare come i rischi ambientali e sociali influenzino i loro bilanci, ma anche di rendicontare i propri impatti sull’ambiente e sulla società.


La pubblicazione di queste linee guida rappresenta un passo significativo nello sviluppo di una cultura della disclosure in Cina e pone le basi per la creazione di un sistema nazionale di rendicontazione sulla sostenibilità entro il 2030.


Inoltre, nel 2020 la Cina ha annunciato l’obiettivo di raggiungere il picco delle emissioni entro il 2030 e la neutralità carbonica entro il 2060, pubblicando successivamente numerose politiche volte a orientare l’economia verso tali traguardi.


Conclusioni


Il contesto attuale evidenzia un deciso passo indietro dell’Europa sul fronte della sostenibilità. Tuttavia, questa situazione potrebbe rappresentare un’opportunità per le aziende che, in modo proattivo, sceglieranno comunque di rafforzare volontariamente i propri impegni nei confronti della società e dell’ambiente, garantendo al contempo una maggiore trasparenza verso tutti gli stakeholder.


Le aziende europee che operano in Cina dovranno valutare gli effetti dei CSDS e, più in generale, tutte le imprese saranno chiamate a monitorare costantemente gli sviluppi normativi, cercando di anticipare eventuali aumenti della pressione istituzionale. Le strategie e le iniziative a favore della sostenibilità dovrebbero essere considerate non soltanto come adempimenti necessari per garantire la compliance, ma come leve capaci di migliorare la competitività nel medio e lungo termine.

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