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  • Immagine del redattoreClaudio Ventura

Temperatura record in Siberia: registrati 38°C a Verkhoyansk

Il picco registrato il 20 giugno presso la cittadina siberiana di Verkhoyansk non è un caso isolato. In tutta la Siberia, infatti, si rilevano dall'inizio della primavera temperature più alte rispetto alla media stagionale.



In Siberia gli effetti del cambiamento climatico sono sempre più evidenti.

Sabato 20 giugno, presso il villaggio di Verkhoyansk, è stata registrata la temperatura record di 38 °C, che supera il precedente picco di 37,8 °C, rilevato nel giugno del 1915, a Fort Yukon, in Alaska.


Nella zona che ospita Verkhoyansk non è così insolito registrare picchi di temperatura sia di inverno (è uno dei luoghi più freddi al mondo) che d'estate, tuttavia, l'episodio del 20 giugno, non è un caso isolato.

Da mesi, ormai, si registrano temperature anomale in tutta la Siberia, in particolar modo da inizio primavera.

Come nella Penisola Antartica (il 9 febbraio è stata raggiunta, per la prima volta, una temperatura superiore ai 20 °C, in particolare 20,75 °C nei pressi di Seymour Island), anche nell'Artico si continuano a segnalare temperature sempre più miti, ed in queste zone, gli effetti del cambiamento climatico sembrano più evidenti.


Il picco record registrato il 20 giugno in Siberia e le temperature anomale registrate negli ultimi mesi, sembrano dimostrare la connessione tra il disastro ambientale che ha coinvolto la centrale termoelettrica del colosso russo Norils Nickel ed il cambiamento climatico.

Il 29 maggio, infatti, si è verificato uno sversamento di circa 20000 tonnellate di carburante e lubrificante, contaminando il fiume Ambarnaya ed un’area di 350 chilometri quadrati e compromettendo la maggior parte dei corsi d'acqua siberiani.

Secondo la versione dell'azienda, l'incidente sarebbe connesso con il fenomeno del surriscaldamento globale.

I pilastri del serbatoio contenente il petrolio, infatti, poggiavano su uno strato di permafrost, il cui scioglimento, avrebbe favorito il cedimento e la rottura della cisterna ed il conseguente sversamento di circa 20000 tonnellate di petrolio nel fiume Ambarnaya.


Oltre al disastro appena descritto, le temperature anomale sono responsabili di numerosi incendi in Siberia, che potrebbero risultare ancor più devastanti rispetto all'anno precedente.


Per evitare che picchi di temperatura, ondate di calore, incendi e disastri ambientali diventino routine nell'Artico, come anche in altre zone del mondo, è necessario limitare a livello globale le emissioni inquinanti, modificare le politiche energetiche dei Paesi favorendo la transizione energetica ed incentivare comportamenti sempre più etici ed attenti alla questione ambientale da parte dei produttori e dei consumatori.


Il pianeta ci sta avvertendo, adesso tocca a noi.

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