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Immagine del redattoreClaudio Ventura

Secondo la Commissione Europea quasi il 50% delle imprese realizza pratiche di greenwashing

Aggiornamento: 12 giu 2021

La Commissione Europea e le autorità nazionali per i consumatori hanno pubblicato i risultati di uno screening dal quale è emerso che, nel 42% dei casi, le aziende si rendono protagoniste di pratiche di greenwashing.



Lo screening viene condotto ogni anno per identificare le violazioni del diritto dei consumatori dell'UE nei mercati online.

Quest'anno, per la prima volta in assoluto, la ricerca si è concentrata sul "greenwashing", la pratica con cui le aziende affermano di fare di più per l'ambiente di quanto non facciano in realtà.

Lo screening ha analizzato le affermazioni online ecologiche di vari settori di attività come l'abbigliamento, i cosmetici e le apparecchiature domestiche.

Le autorità nazionali per la protezione dei consumatori avevano motivo di ritenere che nel 42% dei casi le affermazioni fossero esagerate, false o ingannevoli e potessero potenzialmente qualificarsi come pratiche commerciali sleali ai sensi delle norme dell'UE.


"La Commissione e le autorità dei consumatori hanno esaminato 344 affermazioni apparentemente dubbie in modo più dettagliato e hanno riscontrato che:


  1. In più della metà dei casi, il professionista non ha fornito informazioni sufficienti ai consumatori per giudicare l'accuratezza della richiesta.

  2. Nel 37% dei casi, l'affermazione includeva affermazioni vaghe e generali come "consapevole", "ecologico", "sostenibile" che miravano a trasmettere ai consumatori l'impressione non comprovata che un prodotto non avesse un impatto negativo sull'ambiente.

  3. Inoltre, nel 59% dei casi il professionista non aveva fornito prove facilmente accessibili a sostegno della sua affermazione.

Nelle loro valutazioni complessive, tenendo conto di vari fattori, nel 42% dei casi le autorità avevano motivo di ritenere che la richiesta potesse essere falsa o ingannevole e che potesse quindi potenzialmente costituire una pratica commerciale sleale ai sensi della direttiva sulle pratiche commerciali sleali (UCPD).

Le autorità nazionali contatteranno le società interessate per segnalare i problemi rilevati e per garantire che vengano corretti ove necessario."


L'aumento dei consumatori "etici" che intendono acquistare beni realmente sostenibili, richiede interventi più incisivi da parte delle autorità competenti al fine di evitare pratiche di greenwashing.

Noi consumatori, tuttavia, possiamo difenderci dalla comunicazione sleale delle imprese verificando le etichette e le certificazioni che sono applicate al prodotto che intendiamo acquistare.

Dunque più controlli da parte delle autorità ed una maggiore sensibilizzazione e responsabilizzazione dei consumatori, potrebbero porre le basi per un mercato realmente "green" e sostenibile.


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