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Immagine del redattoreClaudio Ventura

Individuate per la prima volta microplastiche nella placenta umana

Aggiornamento: 9 mag 2021

Lo studio dell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma e del Politecnico delle Marche, pubblicato sulla rivista scientifica Environment International, dimostra, per la prima volta, la presenza delle microplastiche nella placenta umana.



E' ormai risaputo l'impatto ambientale devastante generato dai rifiuti di plastica sparsi in tutto il mondo.

Il processo di degradazione di tali rifiuti, infatti, genera microplastiche che hanno un diametro che oscilla dai 330 micrometri ai 5 millimetri e che rappresentano una seria minaccia per gli ecosistemi e per la salute umana.

Come sottolineato all'interno di un precedente articolo, secondo la ricerca condotta dall'Università di Newcastle, in Australia, è stata stimata una quantità media pari a 1.769 particelle di microplastica, ingerita da ogni essere umano, ogni settimana semplicemente bevendo acqua.

Tradotto in peso: cinque grammi di microplastiche finiscono nei nostri organismi ogni sette giorni (equivale al peso di una carta di credito).


In aggiunta a tale ricerca, ecco i risultati dello studio dell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma e del Politecnico delle Marche, dal titolo Plasticenta: la prima prova della presenza di microplastiche nella placenta.

All'interno dello studio, pubblicato sulla rivista scientifica Environment International, sono state analizzate le placente di sei donne sane tra i 18 e i 40 anni.

Nel corso dello studio, i ricercatori hanno individuato nelle placente 12 frammenti di materiale artificiale. Dei 12 frammenti, 3 sono stati identificati come polipropilene (materiale utilizzato per la realizzazione di bottiglie di plastica e tappi) e 9 come materiale sintetico verniciato.


I risultati sono allarmanti, dal momento che, quotidianamente ingeriamo e respiriamo particelle di microplastiche, i cui effetti sono potenzialmente dannosi per la vita umana.

Al momento non si conoscono, infatti, gli effetti certi della presenza di microplastiche all'interno del nostro organismo.

Gli studiosi ipotizzano, tuttavia, che, tali particelle, potrebbero influenzare la risposta del nostro sistema immunitario ed alterare il metabolismo dei grassi.

Ecco, dunque, un altro studio che evidenzia la necessità di un repentino cambio di rotta per evitare futuri ulteriori danni agli ecosistemi acquatici e terrestri, e, soprattutto alla salute umana.

L'esigenza di un futuro plastic free, diventa, quindi, sempre più evidente.


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