La nave giapponese portarinfuse Mv Wakashio, dopo essersi incagliata sulla barriera corallina di Pointe D’Esny il 25 luglio ed aver perso più di 1000 tonnellate di carburante, si è spezzata in due, provocando un ulteriore sversamento. Il disastro ambientale può compromettere il futuro turistico e, di conseguenza, l'economia di Mauritius.
L'incidente del 25 luglio aveva provocato lo sversamento di circa 1000 tonnellate di carburante, che ha posto inevitabilmente a rischio, l'intero ecosistema della barriera corallina e dell'isola.
Per far fronte al disastro, il primo ministro Pravind Jugnauth ha dichiarato solo l'8 agosto lo stato d'emergenza per cercare di arginare lo sversamento.
Nonostante le condizioni meteorologiche avverse (venti sostenuti) che avevano vanificato i primi tentativi di recupero del petrolio, le autorità delle Mauritius e centinaia di volontari, hanno potuto stabilizzare la nave e procedere successivamente alla rimozione di gran parte del carburante rimanente all'interno della nave.
Tuttavia, in seguito ai danni riportati, la nave stessa, il 15 agosto, si è spezzata in due, provocando un ulteriore sversamento, comunque arginato grazie ad un cordone che era stato posizionato appositamente in previsione di un'altra possibile perdita di carburante.
Per supportare gli interventi, la compagnia giapponese Nagashiki Shipping Co, proprietaria della nave, si è detta disponibile per assumersi la responsabilità dei costi legati alle compensazioni.
Sono in corso, inoltre, esami e valutazioni sulla qualità dell'acqua e successivamente sul pesce, per comprendere la reale entità del disastro.
Nonostante siano da accertare le effettive dinamiche dell'incidente, è evidente il danno ambientale dello sversamento, il quale potrebbe aver compromesso per anni l'ecosistema della zona coinvolta dalla perdita di carburante.
Il danno, quindi, non è solo ambientale ma anche economico.
Un incidente del genere, infatti, potrebbe pregiudicare seriamente il turismo di Mauritius e, di conseguenza, la sua economia.
La speranza è che le operazioni possano contenere il prima possibile la "marea nera" per rilanciare l'economia di Mauritius già fortemente messa alla prova dalla pandemia di Covid-19.
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