In seguito alla crisi delle acciaierie la città ha subìto un incredibile processo di riconversione, basato sulla sostenibilità, sulla tecnologia e sulla cultura.
Pittsburgh rappresenta un ulteriore caso di rinascita di un territorio in profonda crisi economica e sociale. In seguito alla crisi delle sue industrie, la città è diventata un modello di sostenibilità ed innovazione tecnologica per l’America e, probabilmente, per il mondo intero.
Nella prima metà del Novecento, Pittsburgh era un centro produttivo ed economico strategico per gli Stati Uniti d’America. Per la massiccia produzione di acciaio, che attirò un grande numero di operai da tutto il mondo, fu soprannominata la “Steel City”. Una città di acciaio, ma anche uno dei territori maggiormente inquinati degli Stati Uniti d’America.
Nel momento in cui ci fu la crisi delle acciaierie, tra gli anni ’70 ed ’80, la città subì un processo di inevitabile declino. La popolazione calò drasticamente a causa dell’assenza di opportunità lavorative e ciò che rimase erano le industrie ormai inutilizzate ed i disastrosi effetti ambientali dovuti alla produzione di acciaio degli anni precedenti.
A partire dagli anni Ottanta, tuttavia, la città ha cominciato ad investire in modo più decisivo sulla tecnologia. La maggior parte delle risorse, infatti, sono state dedicate alla ricerca ed all’innovazione. Il passaggio dall’acciaio alla tecnologia fu possibile grazie al supporto dell’Università di Pittsburgh, che accoglieva professori, ricercatori e studenti, i quali non solo diedero vita ad una vera e propria rivoluzione tecnologica, ma ripopolarono anche la città, favorendo l’apertura di ulteriori attività commerciali.
In seguito al processo di rinascita, la città di Pittsburgh è considerata attualmente come uno dei luoghi più vivibili d’America ed ospita numerose università e centri di ricerca, aziende come Google, Apple, IBM ed imprese che operano nel mondo della bioingegneria e nanotecnologia.
Il processo di rigenerazione ha permesso alla città di puntare su nuove e diverse attività produttive ed economiche: non più acciaio, ma istruzione, cultura ed alta tecnologia.
Il caso di Pittsburgh potrebbe essere un modello per le realtà del nostro Paese, che presentano delle analogie.
Una di queste è Taranto, che da anni lotta per un futuro sostenibile sia dal punto di vista economico che ambientale.
In tanti sostengono l’impossibilità di un futuro della città senza l’acciaieria, ma è realmente così? Ciò che ci insegna la storia, al contrario, è che dai processi di riconversione, rigenerazione, ed innovazione, le città inquinate ed altamente industrializzate sono state rilanciate puntando su altre tipologie di attività (tecnologia, turismo, cultura, arte, ecc).
E’ stato possibile decenni fa a Bilbao, a Pittsburgh, nel bacino della Ruhr, perché non può esserlo anche qui in Italia?
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