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Immagine del redattoreClaudio Ventura

L'evoluzione del concetto di rifiuto: da scarto a nuova risorsa per le aziende

Nei processi produttivi lineari il rifiuto era considerato un problema da risolvere per le aziende e privo di qualsiasi valore. Con l'avvento dell'economia circolare, invece, i rifiuti sono diventati risorse preziose per le imprese capaci di riutilizzarli per ulteriori processi produttivi. Il risultato? Meno costi di acquisto di nuovi materiali e meno inquinamento.

Prima degli anni '80, quando cominciarono a nascere e svilupparsi le idee ed i principi dello sviluppo sostenibile, il processo produttivo aziendale era semplicemente lineare.

Ciò comportava uno studio molto limitato degli impatti ambientali di un prodotto o di un processo produttivo, dal momento che, una volta terminata la vita utile del bene, diventando a tutti gli effetti un rifiuto, quest'ultimo veniva semplicemente smaltito, non valutando opportunità di riuso o riutilizzo.


Fortunatamente, con la definizione di sviluppo sostenibile, sono state poste le basi per l'economia circolare, che, a differenza del modello lineare, considera il rifiuto non come scarto, ma come una nuova e preziosa risorsa aziendale, dal punto di vista economico ed ambientale.

La possibilità di poter riciclare parti ammalorate di un prodotto per riutilizzarle in nuovi processi produttivi, consente alle imprese di risparmiare costi di acquisto di materie prime, e, allo stesso tempo, di rendere più sostenibili le proprie attività aziendali.


In un contesto del genere, dunque, è cambiato anche il modo di intendere la produzione di un bene, dando maggiore importanza alla sua progettazione.

Nel momento in cui si vuole procedere con la produzione di un nuovo bene, nella fase di progettazione si definiscono tutti gli impatti ambientali dall'estrazione delle materie prime fino al recupero, riciclo e riutilizzo del prodotto una volta terminata la sua vita utile.

Inoltre, in ogni settore che abbraccia i principi dell'economia circolare, si cerca di progettare un nuovo prodotto o materiale, ipotizzando di estenderne la vita utile, e semplificandone i processi di riciclo.

I componenti dei prodotti, infatti, sono progettati in modo da essere facilmente disassemblati e sostituiti.


Consideriamo, ad esempio, il settore dell'edilizia.

Con le tecniche costruttive tradizionali ad umido, una volta terminata la vita utile del manufatto, si procede con la sua demolizione rendendo quasi impossibile il recupero o riciclo dei materiali.

Prediligendo tecniche costruttive a secco è possibile garantire una netta riduzione dei tempi di cantiere (che non deve osservare periodi di stand-by dovuti all’asciugatura), oltre ad una facile manutenzione e demolizione delle singole parti ammalorate, le quali vengono semplicemente sostituite.

In questo modo si evitano i costi economici ed ambientali dovuti a processi di demolizione e ricostruzione, e sarà possibile recuperare e riutilizzare ciò che in passato poteva essere considerato come "rifiuto", evitando di produrre nuovi materiali.


Come nel settore dell'edilizia anche in tutti gli altri settori industriali e produttivi, il rifiuto non è più considerato come un "peso" per le aziende, ma come una nuova fonte di guadagno.

Favorendo ulteriormente la cultura del riciclo, riuso e riutilizzo dei rifiuti a livello aziendale, sarà possibile rendere le attività produttive meno inquinanti.

Si tratta di una strategia Win-Win che garantirebbe benefici a tutte le parti in causa, dal momento che, oltre ai vantaggi economici (risparmio di costi per l'acquisto di nuovi materiali), si garantirebbero importanti vantaggi ambientali (meno consumo di materiali e meno inquinamento dei processi che ne consentono la produzione).

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