Il fenomeno del consumismo suscita inevitabili dibattiti di tipo economico, sociale ed ambientale. La produzione di beni “usa e getta” o facilmente danneggiabili incentiva i consumatori a sostituirli in tempi sempre più brevi. La sostenibilità e la produzione di massa sono incompatibili?
Il consumismo come fenomeno socio-economico
Il consumismo è considerabile come il carburante del sistema economico moderno. Ciascuno di noi tende a conservare risparmi per acquistare un bene che dovrà soddisfare un nostro bisogno.
Se la globalizzazione ed il consumismo sono i pilastri dell’economia moderna, tutti noi, con i rispettivi bisogni da soddisfare con acquisti più o meno essenziali, siamo i protagonisti, insieme, ovviamente, alle aziende produttrici.
Dal punto di vista sociale il fenomeno del consumismo tende ad esaltare la figura di chi acquista determinati beni.
In altre parole il possesso di beni particolari, aumenterà il “valore” di chi lo possiede.
Per una questione puramente sociale la maggior parte dei consumatori desidererà acquistare beni di marche specifiche, che andranno a rimpiazzare i prodotti posseduti in precedenza, non perché malfunzionanti, ma semplicemente perché considerati obsoleti.
Per queste ragioni il consumismo è un fenomeno fondamentale per l’economia mondiale, ma allo stesso tempo un fenomeno incontrollabile, che entra in contrasto con il concetto di acquisto etico e morale.
L’impatto ambientale del consumismo
Dal punto di vista ambientale il consumismo ha degli effetti estremamente negativi.
La logica dell’usa e getta o la produzione di beni poco durevoli, non garantiscono un utilizzo efficiente ed ottimale delle risorse.
In questo modo è inevitabile un aumento delle emissioni inquinanti e del consumo di risorse per rendere possibile la produzione di massa.
Negli anni passati, in particolare, la progettazione di un nuovo bene non era considerata come una fase cruciale, dato che la qualità richiesta dei prodotti era inferiore rispetto alla domanda attuale.
Per questo motivo l’obiettivo delle aziende era quello di produrre beni senza considerare il loro impatto ambientale e senza valutare le possibili soluzioni di smaltimento e riciclo una volta concluso il loro ciclo vitale.
I beni, inoltre, venivano realizzati senza considerare opportunità di riparazione o manutenzione.
Il consumismo ed il sistema economico moderno, dunque, sembrano rendere impossibile l’idea stessa di uno sviluppo sostenibile.
Tuttavia esistono soluzioni per poter modificare il fenomeno rendendolo più controllabile e meno impattante.
Le soluzioni per un consumismo più…sostenibile
Negli ultimi anni si sta passando da una produzione di massa ad una personalizzazione di massa. Si è arrivati a questo punto dopo circa un secolo di evoluzione del concetto di produzione e del mercato stesso.
Basti pensare che nei primi decenni del ‘900 il mercato era dominato da prodotti standardizzati, in cui la quantità era preferita alla qualità.
Ricordiamo ad esempio il caso del Modello T della Ford di colore nero. L’obiettivo di Ford era quello di rendere accessibile a tutti la sua vettura, e ciò fu possibile standardizzando la produzione.
Con l’evoluzione della domanda, i consumatori hanno cominciato a richiedere prodotti di qualità superiore.
Dall’esempio per antonomasia della standardizzazione, siamo arrivati, oggi, ad una produzione sempre più personalizzata, ossia alla personalizzazione di massa.
Attualmente le aziende, sfruttando l’intelligenza artificiale, sono in grado di offrire prodotti specifici, personalizzati ed adeguati al profilo del consumatore.
Si tratta di una nuova frontiera del marketing dalle enormi potenzialità.
In questo modo la produzione non è più slegata, ma estremamente dipendente dalla domanda. In altre parole si comincia produrre solo su ordine.
Dato che i prodotti sono realizzati su misura del cliente, le risorse non sono più sprecate, ma sono utilizzate in modo efficiente, evitando sprechi.
In questo modo, ottimizzando l’uso delle risorse, si riduce l’impatto ambientale della produzione.
Oltre alla personalizzazione di massa, un’altra valida soluzione consiste nel concentrare ricerche, innovazioni ed investimenti, nella fase di progettazione.
Nel momento in cui si produce un nuovo bene, per poter minimizzare il suo impatto ambientale, sarebbe opportuno progettarlo in modo tale da renderlo facilmente riparabile, riciclabile ed estendendo la sua durata.
In questo modo l’impatto ambientale della produzione sarà notevolmente ridotto, dato che il prodotto sarà progettato e realizzato per estendere il più possibile il suo ciclo di vita e favorendone il recupero, riciclo e riuso.
L’ultima soluzione e, probabilmente la più importante, non si applica sul lato dell’offerta ma sulla domanda.
La soluzione è, infatti, rappresentata dai nostri stessi comportamenti.
Come evidenziato in precedenza, un secolo fa, il mercato era completamente diverso rispetto a quello attuale.
I più grandi cambiamenti sono stati introdotti dalle richieste sempre più esigenti dei clienti che non si accontentavano più di prodotti standardizzati, ma richiedevano una maggiore qualità.
Ciò significa che le aziende si sono sempre adeguate alle richieste dei consumatori, i quali sono effettivamente in grado di rivoluzionare le strategie aziendali, assumendo un ruolo non più passivo, ma attivo.
Con la crescita dei consumatori etici ed attenti alle questioni ambientali, cresceranno inevitabilmente (come sta già accadendo) il numero di imprese focalizzate su strategie più sostenibili e che realizzano prodotti molto più duraturi, ottimizzando l’utilizzo delle risorse.
Ipotizzando che le scelte future dei consumatori saranno più “etiche” e non influenzate dal consenso sociale, anche le aziende saranno obbligate a cambiare strategie, realizzando beni dal ciclo vitale più esteso, per non perdere importanti fette di mercato.
Quindi se ognuno di noi è il vero protagonista del consumismo, allora lo può essere anche per stimolare un cambiamento.
Dato che i cambiamenti del mercato e dei processi produttivi sono stati innescati non dai produttori, ma dai consumatori, allora è possibile, attraverso l’impegno di ognuno di noi, modificare tale fenomeno, rendendolo meno incontrollabile, ma più sostenibile ed efficiente.
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