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La crisi del petrolio e le conseguenze sul futuro dell’energia

Immagine del redattore: Claudio VenturaClaudio Ventura

Aggiornamento: 20 ago 2021

Il crollo del prezzo del petrolio implica inevitabili dibattiti sul futuro delle politiche energetiche in vista della ripartenza post-Coronavirus: si punterà nuovamente sui combustibili fossili o sulle fonti energetiche rinnovabili?



Le cause del crollo del prezzo del petrolio


Nelle ultime settimane stiamo assistendo ad un calo senza precedenti del prezzo del petrolio, fino ad arrivare a valori negativi.


A causa delle misure restrittive adottate dai Paesi per affrontare la pandemia di Coronavirus, gli spostamenti della popolazione e l’utilizzo dei mezzi di trasporto sono calati drasticamente. Ciò si traduce in una riduzione della domanda del petrolio che provoca un inevitabile calo del prezzo.


Il valore negativo del prezzo è stato raggiunto perché, oltre alla riduzione della domanda, la produzione del petrolio è proseguita, dato che risulterebbe troppo oneroso interrompere completamente l’attività produttiva, e sono state accumulate scorte che non possono essere vendute.

I produttori, quindi, sono stati costretti a pagare le petroliere, per permettere la conservazione delle scorte in eccesso.


Tuttavia, attraverso accordi che prevedono la riduzione della produzione e con il graduale allentamento delle misure restrittive, si avrà, molto probabilmente, una ripresa per il settore petrolifero.


Il crollo dei prezzi, però, ha danneggiato gravemente le aziende che operano nel settore, e, di conseguenza, ci si interroga sul futuro delle politiche energetiche.


Il futuro dell’energia: tra fonti rinnovabili e combustibili fossili


L’IRENA, l'Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili, all’interno del primo "Global Renewables Outlook", sottolinea le potenzialità della ripresa fondata su investimenti in favore delle fonti energetiche rinnovabili.


Dal documento emerge che, gli investimenti sulla decarbonizzazione, potrebbero garantire una riduzione delle emissioni inquinanti (70% in meno di CO2 in tutto il mondo).


Dal "Global Renewables Outlook", inoltre, si sottolinea che, ogni dollaro speso per la trasformazione energetica, si ripaga dai 3 agli 8 dollari. A ciò si aggiunge un aumento, entro il 2050, pari a 42 milioni di nuovi posti di lavoro, in tutto il mondo, nel settore delle energie rinnovabili.


Con gli investimenti in favore delle fonti energetiche rinnovabili, si stima, entro il 2050, un aumento del 13,5% del tasso di benessere per la popolazione, prevalentemente grazie alla riduzione dell’inquinamento atmosferico.


Una transizione energetica di questa portata, richiederebbe investimenti iniziali molto elevati e consistenti, ma che potrebbero generare un aumento sensibile dei posti di lavoro, del benessere della popolazione ed un rientro degli investimenti di otto volte superiore ai costi da sostenere.


Tuttavia, se da un lato, ci sarebbe la possibilità di un deciso processo di decarbonizzazione, in seguito alla pandemia, c’è da considerare allo stesso tempo, che, molti Paesi, potrebbero puntare ancora sulle fonti energetiche tradizionali.


Il timore è quello di assistere, in seguito al blocco della produzione durante le fasi restrittive, ad un successivo aumento incontrollato delle emissioni inquinanti, guidato da una visione limitata al breve periodo e dal desiderio di recuperare le perdite, in ogni modo possibile, senza considerare gli effetti nel lungo periodo.


Alla fine dell’emergenza saremo, quindi, dinanzi ad un bivio.


Il crollo del petrolio potrebbe, ad esempio rilanciare il carbone, fonte energetica affidabile, ma altamente inquinante. In questo modo si andrebbe contro gli studi che invitano alla riduzione delle emissioni ed allo stesso tempo ci sarebbe un pericoloso ed inutile ritorno al passato.


Per evitare ciò, si potrebbe optare per una rivoluzione energetica efficace ed efficiente sia dal punto di vista economico che ambientale, velocizzando l'inevitabile processo di decarbonizzazione.


Energia pulita e rinnovabile, basse emissioni, tutela della salute umana e nuovi posti di lavoro, dovrebbero essere i pilastri per una ripartenza sostenibile e per superare la crisi economica post-Coronavirus, per non commettere gli errori del passato e per credere in futuro più sano.


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